Senilità, pubblicato per la prima volta nel 1898, è il secondo romanzo di Italo Svevo e uno dei suoi lavori più intensi e psicologicamente complessi. Ambientato a Trieste, il libro racconta la storia di Emilio Brentani, un uomo colto, di mezza età, insoddisfatto e inetto, che vive un’esistenza grigia e senza slanci, tra sogni di successo letterario e realtà monotona.
Emilio si innamora della giovane e seducente Angiolina, donna frivola e disinvolta, dalla bellezza popolare e dallo spirito libero. Illudendosi di poter vivere con leggerezza questa relazione, Emilio si rende progressivamente conto di non saperla gestire: la gelosia, l’insicurezza e l’idealizzazione dell’amata lo conducono a una spirale di frustrazione e delusione.
Accanto a lui c’è Amalia, la sorella devota e repressa, che vive in una sorta di dedizione muta e dolorosa verso il fratello. Il suo destino tragico fa da contrappunto alla superficialità del rapporto tra Emilio e Angiolina, rivelando le tensioni emotive più profonde che attraversano la narrazione.
Il titolo Senilità non si riferisce tanto a un’età anagrafica, quanto piuttosto a una condizione esistenziale di inettitudine, di stanchezza emotiva e di rinuncia alla pienezza della vita. Emilio incarna una forma di senilità morale e psicologica, un’incapacità di vivere davvero.
Accolto inizialmente con scarso successo, il romanzo verrà rivalutato molti anni dopo, soprattutto grazie all’interesse di James Joyce per l’opera di Svevo. Senilità anticipa temi centrali del romanzo novecentesco, come l’introspezione, la crisi dell’io, l’alienazione e la complessità dei sentimenti, elementi che troveranno piena maturazione nella successiva opera di Svevo, La coscienza di Zeno.
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