La cosa giusta dovrebbe andare a finire nel luogo giusto; dovrebbe poi seguire un’altra cosa giusta; e […] tutte le circostanze di un racconto dovrebbero rispondersi a vicenda come le note nella musica. I vari fili di un racconto ogni tanto si uniscono e nell’ordito creano un’immagine; i personaggi incorrono ogni tanto in certi atteggiamenti – tra di loro o rispetto alla natura – che contrassegnano il racconto come un’illustrazione. Crusoe che indietreggia di fronte a un’orma è il momento culminante della leggenda, che ognuno si è impresso per sempre nella mente. Altre cose possiamo dimenticarle; […] possiamo dimenticare il commento dell’autore, an-che se era forse ingegnoso e veritiero; ma queste scene che fanno epoca, imponendo a un racconto il marchio definitivo della verità e colmando, in un colpo solo, la nostra capacità di godimento, le adottiamo nel fondo della nostra mente in modo che né il tempo né gli avvenimenti possono cancellarne o diminuirne l’impressione. Questa è dunque la parte plastica della letteratura: incarnare un personaggio, un pensiero o un’emozione in un atto o in un atteggiamento che colpisca profondamente l’occhio della mente.
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