La coscienza di Zeno

Il romanzo è costruito come un diario autobiografico scritto da Zeno Cosini, un uomo maturo triestino, su consiglio del suo psicoanalista. Il testo che leggiamo, infatti, è la narrazione soggettiva che Zeno fa della propria vita, nella speranza di curare i suoi disturbi interiori. Ma il diario diventa presto un affresco ironico, contraddittorio e sfuggente della sua personalità e della società borghese del tempo.
Zeno racconta episodi fondamentali della sua esistenza:
Il suo continuo tentativo di smettere di fumare, mai realmente compiuto, che diventa metafora della sua indecisione e inettitudine;
Il rapporto conflittuale con il padre, culminato in una morte segnata da un gesto ambiguo;
Il matrimonio con Augusta, donna non amata ma scelta quasi per errore, che si rivelerà la più equilibrata della famiglia;
La passione per Carla, l’amante giovane e leggera, che rappresenta un’evasione ma anche un altro fallimento;
L’attività lavorativa, che lo vede coinvolto in affari con Guido, il marito della cognata, e che mette in luce l’inadeguatezza di Zeno al mondo economico.
Attraverso questi episodi, Svevo costruisce il ritratto di un uomo contraddittorio, autoironico, incapace di agire coerentemente, ma anche straordinariamente lucido nella sua analisi interiore.
Il romanzo è anche una riflessione sul fallimento della psicoanalisi, visto che Zeno non si “guarisce” grazie alla terapia, ma si libera piuttosto dal bisogno di spiegare se stesso. Nelle ultime pagine, Zeno arriva a intuire una visione nichilista e disincantata della condizione umana, profetizzando persino la possibilità di un’auto-distruzione della civiltà da parte dell’uomo.
Scritto in forma di monologo interiore e arricchito da una narrazione frammentaria e soggettiva, La coscienza di Zeno anticipa molte delle innovazioni stilistiche della letteratura modernista europea (come quella di Joyce, che influenzò direttamente Svevo) e resta una delle opere più profonde, ironiche e attuali della letteratura italiana.