Un ragazzino gioca seduto a cavalcioni su un gigantesco cannone: � Kim, altrimenti noto come “il Piccolo Amico di tutto il Mondo”; orfano di un sergente irlandese, cresciuto come un monello indiano nei vicoli di Lahore, Kimball O’Hara “non faceva niente, e con enorme successo”. Cos� ci accoglie “uno dei libri pi� ‘felici’ che le letterature occidentali possiedano” (G.A. Borgese), intriso com’� di bellezza e di non poca sapienza. � sotto la protezione di due numi tutelari – il lama Teshoo, impegnato a ritrovare il Fiume della Freccia per affrancarsi dalla Ruota delle Cose, e il mercante di cavalli Mahbub Ali, spia al soldo degli inglesi nel Grande Gioco che “giorno e notte mai non cessa” – che si snoda l’avventura di Kim. Improvvisatosi discepolo del primo e agente segreto del secondo, infatti, il ragazzo, che gioca per il gusto di giocare e viaggia per viaggiare, come fanno “i diavoli e gli inglesi”, assume “l’indescrivibile falcata che � del vagabondo” (e che � il passo stesso del romanzo) e si mette in marcia a fianco del lama lungo la Grand Trunk Road, fiumana di vita che scorre per millecinquecento miglia da Bombay e Benares a Peshawur, dando cos� avvio a una scorribanda picara che � insieme un pellegrinaggio religioso. Attraverso pianure e montagne, dall’afrore dei bazar ai climi rarefatti delle lamasserie tibetane alle pendici dello Himalaya, fra treni e caravanserragli, villaggi e postazioni militari, travestimenti e agguati, sar� un tripudio di “nuovi scorci” ovunque si posi “l’occhio complice”, un inno all’India amata nella sua molteplice unit� dal suo pi� celebre cantore, Rudyard Kipling. Kim � apparso per la prima volta nel 1901.
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