Il Caucaso, per i russi dell’Ottocento, è una terra selvaggia, romantica, piena di bellezze naturali. Che fosse abitato da diverse nazioni, non tutte amichevoli, spesso feroci nel difendere la propria indipendenza, era una circostanza spiacevole ma eminentemente rimediabile, col ferro e col fuoco.
Il racconto mette in contrasto la forza d’animo, l’ingegno e la resilienza di Žilin con la debolezza, la passività e l’incapacità di adattamento di Kostylin, offrendo uno spaccato delle tensioni e delle realtà umane del conflitto nel Caucaso.
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