Carmine Pascià (che nacque buttero e morì beduino) è un romanzo breve di Gian Antonio Stella, pubblicato nel 2008 nella collana Corti di carta del Corriere della Sera. Il libro racconta la straordinaria vicenda di Carmine Jorio, un giovane buttero maremmano che, durante la Prima Guerra Mondiale, si ritrova prigioniero dei ribelli in Libia e, attraverso una serie di eventi rocamboleschi, diventa un beduino nel deserto africano.
Ambientato nell’estate del 1917, il racconto si apre con Carmine, soldato italiano in Libia, che si allontana ubriaco dall’accampamento di Bengasi. Il giorno seguente si risveglia legato a un cammello, prigioniero dei ribelli. Da questo momento inizia un’avventura che lo porterà a trasformarsi da buttero a beduino, vivendo una vita completamente diversa da quella che aveva conosciuto fino ad allora.
Attraverso la storia di Carmine, Stella esplora temi come l’identità, l’adattamento e la capacità dell’uomo di reinventarsi in circostanze estreme. Il libro offre anche uno spaccato della presenza coloniale italiana in Libia e delle dinamiche culturali e sociali dell’epoca.
Con uno stile narrativo coinvolgente e ricco di dettagli storici, Carmine Pascià è una lettura affascinante che invita a riflettere sulla resilienza umana e sulla complessità delle identità culturali.
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