“Ma li hai liberati tu?” “Chi?” “Come chi? Al Parini! Ho letto sul giornale che al tuo liceo sono stati liberati alcuni alligatori…” Questo curioso scambio si svolge – in una delle pagine più surreali e divertenti di questo libro in realtà assai poco surreale – fra un nonno e suo nipote il 18 ottobre 2004. Quel giorno, e per molti altri successivi, gli studenti dello storico liceo classico milanese intitolato al poeta delle Odi non poterono fare lezione perché la loro scuola era stata completamente allagata. E i responsabili – gli alligatori – erano cinque studenti sedicenni come tanti, in fuga da un compito di greco o dalla noia di una vita troppo sazia. Con freschezza e ironia, senza moralismi, il giovanissimo autore di questo libro ci racconta passo dopo passo quelle giornate finite sulle pagine di cronaca di tutti i quotidiani, e insieme dà voce a una folla di studenti secchioni o lavativi, di professori serissimi o ridicoli, di genitori ansiosi, di bidelli pigri e divertiti che diventano i protagonisti di un vivacissimo romanzo sulla scuola di oggi. Leggendo queste pagine – che riflettono sulla vita e sulle sue storture con la levità e l’entusiasmo che forse tanti di noi hanno perduto -, scopriremo che se anche ai bigliettini di carta con i suggerimenti si sono sostituiti gli SMS, se anche i vecchi “voti” oggi sono chiamati “crediti formativi”, il compito dei ragazzi, vegliati da chi li accompagna, rimane lo stesso: diventare grandi, capire il mondo e se stessi.
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