«Appena presi a leggere il romanzo pensai subito: È intraducibile!… ma il libro cercava di coinvolgermi… mi tirava per il lembo della giacca, mi chiedeva di non abbandonarlo alla sua sorte, e nello stesso tempo mi lanciava una sfida» – Italo Calvino.
Un personaggio, il Duca d’Auge, che attraversa l’intero evo moderno, ricomparendo nel romanzo ogni 175 anni; un altro, Cidrolin, che negli anni Sessanta del XX secolo vive nella più totale inattività su un barcone ancorato nei pressi di Parigi. Le sue uniche occupazioni sono bere essenza di finocchio e cancellare la scritta «assassino» che un ignoto si ostina a tracciare sul cancello vicino al suo barcone, l’Arca.
Un giorno s’imbatte nel Duca d’Auge e nel suo seguito, e decide di ospitarlo sul suo barcone.
Romanzo sul sogno e fatto di sogni, i Fiori blu spiazza continuamente il lettore con una fantasmagorica girandola di situazioni improbabili e irrelate, che trascorrono l’una nell’altra come in un grande caleidoscopio onirico.




