Oggi si parla sempre più spesso di neurodivergenza o neurodiversità(anche se sarebbe più appropriato neuroatipicità, ammesso che esista una neurotipicità), un concetto che valorizza le differenze nei funzionamenti cerebrali come parte della varietà umana (Singer, 1999).

La neurodiversità si può rappresentare come un grande ombrello sotto il quale si radunano spettro autistico, ADHD, DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), sindrome di Tourette e plusdotazione.

L’autismo, o Disturbo dello Spettro Autistico (DSA), non è una malattia, ma una condizione neurologica che influisce sul modo in cui una persona sente la realtà, comunica e interagisce con gli altri; parlare di autismo significa avvicinarsi al modo in cui alcuni individui percepiscono e interpretano il mondo. Si parla di “spettro” poiché vi è una grande varietà di caratteristiche, talenti e bisogni, ciò significa che non esistono due persone autistiche o neuroatipiche uguali: ogni individuo è unico e irripetibile, proprio come per i neurotipici. Vi possono però essere delle caratteristiche comuni, quali: difficoltà nella comunicazione sociale, sensibilità sensoriali, interessi molto intensi e specifici e modi di pensare logici e dettagliati.

Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha fatto grandi progressi nel descrivere questa condizione.

Gli studi di Tony Attwood (2008) hanno approfondito la comprensione della sindrome di Asperger(oggi questo appellativo non è più utilizzato), descrivendo non solo le difficoltà ma anche le risorse delle persone nello spettro. Nella sua Guida completa alla sindrome di Asperger ha fornito un quadro chiaro e accessibile delle caratteristiche sociali, cognitive ed emotive delle persone autistiche.

Olga Bogdashina (2016), invece, ha approfondito il tema della percezione sensoriale, mostrando come molte difficoltà quotidiane delle persone nello spettro nascano da una diversa elaborazione degli stimoli visivi, uditivi e tattili, di conseguenza il mondo costruito per neurotipici mal si adatta a questa maniera diversa di sentire, più intensa o più frammentata.

Simon Baron-Cohen (2009), con la sua Teoria della mente e i lavori sull’“empatia sistematizzante”, ha contribuito a spiegare alcune caratteristiche cognitive delle persone autistiche.

Temple Grandin (1995; 2006), scienziata e attivista autistica, ha raccontato in prima persona come il suo pensiero visivo le abbia permesso di sviluppare capacità eccezionali nel campo della zootecnia. I suoi libri, come Pensare in immagini, sono un punto di riferimento per comprendere “dall’interno” l’esperienza autistica: una delle prime e più importanti testimonianze che mostra come il pensiero visivo possa diventare una risorsa.

L’autismo raccontato nei libri

Oltre alle pubblicazioni scientifiche, ci sono opere di narrativa e autobiografie che offrono occhi nuovi con cui guardare il mondo, al fine di favorire una concreta inclusione sociale e debellare il bullismo(fisico e verbale) a cui troppo spesso le persone autistiche sono soggette. Di seguito alcuni titoli:

Perché è importante leggere e studiare l’autismo?

Parlare di autismo significa avvicinarsi a una condizione che riguarda tante persone che sono parte della società, significa comprendere che non esiste un solo modo di essere e vivere il mondo, significa aprirsi all’altro e rispettarlo nella sua dignità in quanto persona.

La letteratura non sostituisce le spiegazioni scientifiche, ma può favorire l’empatia. Attraverso le storie, possiamo comprendere meglio le sfide quotidiane, la creatività e la ricchezza interiore delle persone autistiche e neuroatipiche in generale.


Bibliografia essenziale

Testi scientifici e autobiografici

Narrativa e testimonianze

  • Haddon, M. (2003). Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Torino: Einaudi.
  • Higashida, N. (2013). Perché salto. Milano: Feltrinelli.
  • Rinaldi, G. (2020). Un’aliena nel cortile. Trento: Erickson.
  • Simsion, G. (2014). L’amore è un difetto meraviglioso. Milano: Longanesi.
  • Tammet, D. (2007). Nato in un giorno azzurro. Milano: Adelphi.

“Il mondo ha bisogno di ogni tipo di mente.”

Temple Grandin