Sarah ha dodici anni, è ancora un bambino. Il nome d’arte lo prende dalla madre, una “lucertola da parcheggio”, come vengono chiamate le prostitute che nel West Virginia battono le stazioni di servizio, una madre adorata e volubile. Sarah desidera fare il suo stesso mestiere. Lei lo incoraggia: lo traveste per gioco da donna, e lui inizia a rubarle gli abiti dall’armadio. La sua età gli consente di passare facilmente per una ragazzina e Glad, pappone-sciamano di origine indiana, lo prende sotto la sua egida e gli dona l’amuleto delle sue protette, un osso di pene di procione. Comincia così un viaggio avventuroso, magico e doloroso, che ogni venatura della lingua di LeRoy illumina di una dolcezza infantile e allucinata, di una capacità straordinaria di trasfigurazione. Sarah, di volta in volta (e letteralmente) santificato o demonizzato, cerca un possibile nido di solidarietà, di riconoscimento, di affetto.
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