Pubblicato per la prima volta privatamente a Firenze nel 1928, e ufficialmente in Inghilterra solo nel 1960 dopo un famoso processo per oscenità, L’amante di Lady Chatterley è considerato un capolavoro della letteratura del XX secolo, noto per il suo ritratto crudo e sensuale della passione e della ribellione sociale.
La vicenda ruota intorno a Constance “Connie” Chatterley, sposata con Sir Clifford, un uomo della nobiltà reso paralizzato dalla Prima guerra mondiale. Intrappolata in un matrimonio freddo e intellettuale, Connie sente svanire la propria identità, vittima delle convenzioni della società britannica.
Nella tetra tenuta di Wragby Hall, Connie stringe un legame sempre più profondo con Oliver Mellors, il cuore della tenuta. Lui è un uomo semplice, guardiacaccia, appartenente alla classe dei lavoratori, e la loro relazione – intima, carnale, trasgressiva – diventa un atto di liberazione: contro la morale vittoriana, contro la sterilità della vita aristocratica, contro la barriera tra razionalità e sensualità.
L’amore tra Connie e Mellors non è un mero atto fisico, ma un risveglio interiore: è la riscoperta del corpo, del desiderio, della natura come terreno di un’esistenza autentica. Questa forza passionale si contrappone all’oscuramento emotivo imposto dalla civiltà industriale, incarnata simbolicamente anche dall’incapacità del marito di generare un erede.
Il romanzo non si limita a una storia d’amore scandalosa: è un manifesto sulla liberazione femminile e la dignità del corpo, un attacco alla divisione di classe e un inno alla genuinità naturale, che ha contribuito a cambiare per sempre il panorama letterario e morale del Novecento.
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